Con il suo impianto settecentesco ancora intatto, Pieve di Cento accoglie il visitatore con una forma urbis compatta, vivibile, che ne fa una vera città formato tascabile. Ricca di eccellenze architettoniche e artistiche che spaziano dal tardo medioevo al Settecento, Pieve è collocata sulla riva destra del Reno che la divide dalla gemella Cento, in posizione baricentrica fra Bologna, Modena e Ferrara.
Nota per l’ospitalità e l’allegria dei suoi abitanti, Pieve è un gioiello da scoprire palmo a palmo, perdendosi nei silenzi dei pomeriggi assolati o nelle brume della campagna in autunno. Posta a poco più di venti chilometri da Bologna, del capoluogo replica l’elemento più caratteristico, i portici, che costeggiano per quasi due chilometri un centro storico ricchissimo di patrimoni artistici, culturali e architettonici.
LE SCUOLE BIBLIOTECA PINACOTECA
Le Scuole è un luogo del sapere, del vedere e del fare, dello studio e della bellezza, dell’incontro e del ristoro. È una biblioteca dentro una pinacoteca e viceversa. È laboratori, mostre, conferenze.
BIBLIOTECA
2470 m²
28.000 volumi
20 periodici
88 posti studio
archivi storici
fondo dei Padri Scolopi
teatrino
Si trova al piano terra e nel seminterrato de Le Scuole, per 2470 mq. Ha un patrimonio di 28.000 volumi. Comprende il fondo di storia contemporanea “Aldo Berselli”, le donazioni di libri d’arte “Maria Gioia Tavoni” e “Graziano Campanini”, l’Archivio dell’Informazione Locale. Offre un salotto per la lettura dei periodici, sale baby con fasciatoio, ragazzi e adolescenti, sale studio con n.88 postazioni, aule corsi attrezzate, wi-fi e postazioni internet ad accesso libero. Presso la sede distaccata di piazza Andrea Costa hanno sede gli Archivi storici (Comunale, dell’Ospedale, di Monsiglior Angelo Gessi, della Banda), l’Archivio Roberto Roversi, l’antica biblioteca dei padri Scolopi (edizioni XV-XIX sec.).
PINACOTECA
2460 m² per la bellezza
Oltre 1000 opere dal 1300 a oggi
10 collezioni
Mostre temporanee
La pinacoteca di Pieve di Cento, le cui radici affondano nei primi anni dell’Ottocento, si è via via costituita in un istituto che ha ricevuto numerose e costanti attenzioni dai cittadini e da numerosi donatori di varie provenienze sia per l’arte antica sia per l’arte contemporanea. Questa capacità attrattiva di Pieve di Cento nel corso dei secoli, singolare per una cittadina di poco più di 7000 abitanti che si presenta come un centro di grande vivacità e attività, fa sì che la pinacoteca si caratterizzi per le numerose e variegate collezioni che si è deciso di esporre e di raccontare attraverso un percorso cronologico. Il percorso museale inizia dal Trecento bolognese con alcuni capolavori assoluti, passando attraverso la maestria del ferrarese Scarsellino, e prosegue con la pittura del Guercino e di tutta la sua scuola (Benedetto Zallone, Matteo Loves, Giovanni Francesco Nagli detto il Centino), grazie anche a importanti prestiti; poi, i dipinti realizzati tra la fine del Barocco e l’inizio del Neoclassico con le grandi pale di Aureliano Milani, Domenico Pedrini e due dipinti attribuiti a Elisabetta Sirani. Numerose opere derivano dalle soppressioni avvenute durante la bufera napoleonica. Si prosegue poi con le esposizioni di pittura e scultura tra il 1800 e il 1900 con i lavori degli scultori Giuseppe Zacchini (1872-1944) e Antonio Alberghini (1888-1979) e del pittore Remo Fabbri (1890-1977), tutti autori di origini pievesi che, già riscoperti nel passato, grazie agli studi fioriti attorno alla loro figura e alla loro produzione artistica, vengono presentati come artisti di livello nazionale. In fine si passa all’arte contemporanea, ricca e variegata, ospita una sala dedicata a Severo Pozzati, detto Sepo, e una serie di donazioni a cura di artisti che hanno esposto negli ultimi trent’anni a Pieve di Cento: il fotografo Nino Migliori, scultori e pittori tra i più significativi del territorio tra Bologna, Modena e Ferrara quali Sergio Zanni, Nicola Zamboni, Mauro Mazzali, Bruno Raspanti, Raimodo Rimondi, Vittorio Mascalchi, Adriano Boni, ma anche provenienti da altre regioni, come Luigi Veronesi, Guido Villa, Ilario Rossi, solo per citarne alcuni. I prestiti della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento arricchiscono le sale con opere di Luciano Minguzzi, Davide Benati, Aldo Galgano, Pierpaolo Campanini, Nicola Nannini, Quinto Ghermandi. Ricchi anche i lasciti di oltre cento opere eseguite e donate da Pirro Cuniberti e di una ventina di dipinti di Norma Mascellani. L’ultima donazione, in ordine di tempo, è quella dei coniugi Alberto e Sandra Alberghini: sculture in bronzo, terracotta, scagliola, fiore all’occhiello di tutta la pinacoteca.
TEATRO COMUNALE ALICE ZEPPILLI e MUSEO DELLA MUSICA
Pieve è Città della Musica grazie ad un’importante tradizione liutaria, alla presenza della Scuola di Liuteria e di un Museo della Musica. Quest’ultimo è ospitato all’interno del Teatro Comunale Alice Zeppilli situato al secondo piano del Palazzo Municipale, un raro esempio di teatro all’italiana in un palazzo pubblico, inaugurato nel 1856 e riaperto a dicembre 2013 dopo un intervento di ripristino post-sisma, con un nuovo allestimento espositivo dedicato alle eccellenze musicali pievesi. Il Museo della Musica contiene esemplari unici di strumenti musicali realizzati dagli artigiani delle locali botteghe, la collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento con le creazioni del Maestro Luigi Mozzani, numerose testimonianze delle attività musicali pievesi e reperti appartenenti alla soprano Alice Zeppilli e al marito violoncellista Giuseppe Alberghini.
ARCHIVIO STORICO NOTARILE
L’Archivio Storico-Notarile, di epoca seicentesca, si trova in una suggestiva saletta con soffitto a volta decorato e arredo originale interamente dipinto che conserva, intatta, l’atmosfera di un tempo remoto.
E’ uno dei rari esempi in Italia di archivio notarile conservato nel luogo di origine, grazie alla volontà dei pievesi di mantenere qui i documenti in esso conservati. Si tratta degli atti che i notai redassero in Pieve dal 1458 al 1795.
PORTA ASìA – MUSEO DELLA CANAPA
Il Museo della Canapa, ospitato presso Porta Asìa, conserva fotografie, documenti e attrezzi donati dai cittadini che testimoniano l’importanza della lavorazione della canapa nell’economia locale fino a pochi anni fa. Con la riapertura del dicembre 2012 l’allestimento museale è stato arricchito da una nuova cartellonistica e da un totem multimediale contenente schede dettagliate sui materiali esposti.